Dazi, l’incubo del sogno americano: “Costretti a trovare altri mercati”

Forlì, 29 luglio 2025 – Dopo mesi di trattative Stati Uniti e Unione europea hanno raggiunto un accordo sui dazi commerciali, con un livellamento al 15% per la maggior parte delle esportazioni europee. Ma l’intesa raggiunta in Scozia da Donald Trump e Ursula von der Leyen apre scenari preoccupanti anche per l’economia del nostro territorio.
“I calcoli in caso di dazi al 15% li aveva stimati nei giorni scorsi il nostro Centro studi nazionale – spiega Mario Riciputi, presidente di Confindustria Romagna –: 22,6 miliardi di minor export negli Usa per le imprese italiane, perdite che solo in parte potrebbero venire compensate da maggiori vendite fino a 10 miliardi degli esportatori italiani nel resto del mondo. Per l’export della Romagna il mercato americano è di estrema rilevanza. Nel 2024 il valore delle esportazioni è stato di 1145 milioni di euro, l’8,9% del totale, con alcuni settori particolarmente esposti come macchinari, chimica, agroalimentare, mezzi di trasporto e tessile. Il contraccolpo sarà molto pesante, perché si somma alla svalutazione del dollaro sull’euro e dovremo lavorare per ridisegnare la composizione geografica del nostro export, rafforzare le filiere innovative e creare nuovi legami commerciali”.
“La situazione verso gli Stati Uniti – rimarca Carlo Battistini, presidente della Camera di commercio della Romagna – già nel 2024 ha registrato una flessione: l’export è stato di 669 milioni di euro, circa il 9% dell’export totale, con una diminuzione del 21,2% rispetto al 2023. I principali prodotti che esportiamo riguardano la nautica, l’agroalimentare, in particolare il vino, le macchine utensili e il settore della moda, calzature, abbigliamento ed attrezzature sportive. I nostri imprenditori saranno comunque veloci e flessibili nell’adattarsi, sviluppando altri mercati e noi continueremo a seguire con attenzione l’evolversi della situazione, pronti a supportarli”.
Coldiretti spiega come “il nuovo assetto tariffario avrà impatti differenziati tra i settori e dovrà essere accompagnato da compensazioni europee per le filiere penalizzate. La nostra regione esporta negli Usa 995 milioni di euro (12.7% del nazionale) di prodotti agroalimentari – dichiara Luca Cotti, presidente Coldiretti Emilia-Romagna –. Il territorio vanta 44 prodotti a denominazione di origine, ai quali vanno aggiunti 30 vitivinicoli, e l’Unione europea deve continuare a difendere il sistema delle Indicazioni geografiche, che rappresentano una garanzia di qualità e origine e un presidio culturale ed economico del nostro cibo”.
“Il mercato americano vale oltre 100 miliardi per il made in Italy – precisa Franco Napolitano, direttore generale Cna Forlì-Cesena – e le piccole imprese sono le più esposte. L’anno scorso l’export diretto verso gli Stati Uniti ha raggiunto 67 miliardi, ai quali va sommato il valore dell’export indiretto, che sfiora i 40 miliardi. Le voci principali sono i beni intermedi con prevalenza dei settori della meccanica, moda e agroalimentare, tutti settori molto importarti nel tessuto economico della nostra provincia e nel forlivese, in particolare, si temono ripercussioni gravi sul settore del mobile imbottito”.
Per Mauro Collina, segretario di Confartigianato Forlì “comparti come metalmeccanica e moda erano già in affanno e ora si ritrovano a fronteggiare una realtà ancora più complessa, con alcune nostre aziende che sono dovute ricorrere agli ammortizzatori sociali per far fronte a una crisi ormai strutturale. Questa guerra commerciale danneggia purtroppo settori con una spiccata vocazione artigiana e un alto impiego di manodopera”.
İl Resto Del Carlino